Che cos’è il teatrocounseling®?
Il Teatrocounseling® nasce dalla fusione tra il counseling e il teatro. Possiamo così definirlo come una forma di arteterapia che avvalendosi dei fondamenti propri del counseling, stimola il miglioramento della qualità della vita e del benessere psicofisico dell’individuo con l’obiettivo di sbloccare le tensioni a livello familiare o lavorativo e tutto quello che riguarda il rapporto con il quotidiano. Risolvere, quindi, conflitti e raggiungere una maggiore conoscenza di se stessi.
È una metodologia a mediazione corporea-teatrale che nasce dalla ‘fusione’ tra diversi approcci provenienti dalla Psicologia Umanistica, (la terapia centrata sul cliente di Carl Rogers e la bioenergetica di Alexander Lowen), che hanno come comune denominatore l’essere umano, la sua evoluzione verso il miglioramento di se stessi, attraverso una maggiore consapevolezza delle proprie risorse interne e con l’obiettivo di poterle agire nella vita.
Un intreccio che ha origine nel corpo, nel ‘qui e ora’, nell’ascolto empatico, nell’essere congruenti con il proprio sentire, nel non essere impositivi, nell’aprirsi all’altro. E che utilizza i processi creativi, drammatici e narrativi appartenenti al training teatrale per raggiungere una maggiore coerenza nel rapporto tra corpo, voce e mente, e per far emergere o ‘ritrovare’ uno stato di spontaneità e creatività.
Questo processo consente all’individuo di ‘sciogliere’ alcuni aspetti di rigidità messi in atto nella relazione con gli altri, con se stesso e la propria creatività interpretativa.
Protetti dalla ‘cornice della finzione’ (il setting), attraverso la ‘drammatizzazione’, ossia nel mettere in scena parti del proprio mondo interno, è possibile sperimentare e riconoscere emozioni, ruoli, relazioni e pensieri, permettendo al partecipante di riattraversare in modo creativo la propria condizione, allontanandosi da rigidi schemi di comportamento, per scoprire nuovi modi di trasformare la propria realtà.
Lo scopo non è diventare “attori”, ma “individui” più presenti a se stessi e a chi li circonda. Non si ha, quindi, la finalità di mettere in scena uno spettacolo: l’unico eventuale copione da mettere in scena è quello della propria vita.
Alla base del TeatroCounseling si trovano, quindi, le caratteristiche proprie di un training teatrale coniugate a pratiche specifiche della relazione d’aiuto, che fanno riferimento alla terapia centrata sul cliente di Carl Rogers, fondatore del Counseling e della Psicologia Umanistica.
L’intuizione di Rogers, osservando la natura, è che nel cliente sia presente una tendenza attualizzante, ossia la capacità intrinseca ad ogni essere umano che gli permette di orientarsi verso l’attualizzazione delle proprie capacità.
“In ogni organismo, uomo compreso, c’è un flusso costante teso alla realizzazione costruttiva delle sue possibilità intrinseche, una tendenza naturale alla crescita.” (Carl R. Rogers, La Terapia centrata sul cliente, Giunti Editore, Firenze, 2013)
. Il Counseling non può e non deve essere inteso come una forma di terapia psicologica ma solo come un’opportunità di stimolo al percorso evolutivo.
Nel teatro counseling ha parte rilevante nella fase dell’attivazione o riscaldamento, la pratica della bioenergetica, ideata dalla psicoterapeuta americano Alexander Lowen, strumento importante per ‘entrare nel corpo’, in connessione con le proprie emozioni attraverso la respirazione e semplici esercizi fisici.
Fin dall’antichità il teatro ha avuto funzioni educative, sociali e terapeutiche per la comunità.
Aristotele, nei suoi scritti riguardanti il teatro, sosteneva che la tragedia ha qualità “purificatrici” in chi assiste, facendo scaturire la compassione e il terrore nello spettatore che, partecipando emotivamente alle vicende rappresentate e identificandosi nei personaggi, ricostruisce la propria identità e rafforza la sua appartenenza alla comunità.
L’intuizione di Moreno è stata quella di aver capito, attraverso l’uso delle tecniche teatrali a scopo terapeutico, che non è solo lo spettatore a trarne beneficio, ma anche l’attore il quale, grazie al ruolo che interpreta, può rivivere e reinventare il proprio dramma personale (per attore, in questo contesto, si intende non solo un professionista, bensì chiunque abbia un ruolo attivo nello psicodramma).
L’originalità dell’idea di Moreno è che, nella scena improvvisata, gli stessi partecipanti possano curare i propri disturbi di comportamento, esistenziali o emotivi, attraverso la spontaneità, la creatività e la catarsi (processo conoscitivo di liberazione da ruoli rigidi e stereotipati), che vengono messi in atto durante la rappresentazione stessa.
Pertanto, quando un soggetto, attraverso lo psicodramma, rivive alcuni episodi significativi della propria vita, e nell’inversione dei ruoli, interpreta anche i componenti familiari o altri personaggi della messa in scena, ha la possibilità di cercare creativamente le soluzioni e gli sviluppi più consoni ai propri bisogni e desideri.
La conclusione è che sia il teatro che la terapia fanno dei conflitti e dei difetti umani dei momenti necessari.
Nel teatro servono alla drammaturgia, nella terapia come via per realizzare se stessi. In entrambi i casi, lo scopo è il raggiungimento dell’armonia e del cambiamento.
Alla luce di quanto detto, si può affermare che il “beneficio” che un corso di teatro dà a chi lo frequenta aumenta quando lo scopo del corso non è solo quello di rappresentare un testo, ma di mettere in scena se stessi, con il proprio vissuto, limiti ed emozioni.
Quello che appunto avviene con il Teatrocounseling®.